Bartolomeo Pinelli

Bartolomeo Pinelli nasce il 20 novembre 1781 a Roma, nello storico quartiere di Trastevere, da una famiglia di artisti. Il padre, Giovanni Battista Pinelli, fu modellatore di statue devozionali, cosa che permise a Bartolomeo di scoprire l'arte in giovane età. Formatosi dapprima all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove la sua famiglia si stabilì nel 1792, ritornò a Roma nel 1799 per proseguire la sua formazione all'Accademia di San Luca. Fu lì che iniziò a lavorare con il pittore Franz Kaisermann, realizzando acquerelli di figure dai suoi paesaggi. Tra il 1807 e il 1834 si dedicò principalmente all'incisione, al disegno, all'illustrazione e all'acquerello, illustrando numerose opere letterarie e storiche. Nel 1809 pubblicò la sua prima serie di incisioni dal titolo "Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi incisi all'acquaforte". Pinelli è noto per il suo occhio attento ai dettagli e la sua capacità di catturare la vita quotidiana romana, traducendo vividamente il folklore e le tradizioni del suo tempo. Sposò Mariangela Gatti nel 1809, dalla quale ebbe due figli, tra cui Achille, che seguì anche lui la via artistica. Pinelli morì il 1 aprile 1835 a Roma, lasciando un ricco corpus di opere che riflettono la cultura romana e i suoi caratteri tipici.

L'opera di Bartolomeo Pinelli si caratterizza per la sua espressione vibrante e la rappresentazione dettagliata della vita quotidiana a Roma all'inizio del XIX secolo. Le sue incisioni, spesso venate di umorismo visivo, mettono in risalto scene carnevalesche, ritratti di personaggi popolari e tradizioni popolari. Utilizzando principalmente l'acquaforte, crea serie di illustrazioni che includono costumi, personaggi famosi ed eventi culturali significativi. Pinelli dimostra grande attenzione ai dettagli nelle trame degli abiti, nelle pose delle figure e negli ambienti in cui si muovono. La sua capacità di catturare lo spirito della romanità si riflette nel suo approccio alla composizione e nella sua vivacità cromatica, che mette in risalto il carattere dinamico del suo soggetto. Le sue opere rivelano una fusione tra tradizione classica e scene contemporanee, innovando nel modo di presentare il popolo romano attraverso un prisma artistico che collega il glorioso passato di Roma con il suo presente popolare. Pinelli realizza anche disegni basati su monumenti storici, dove interpreta il ruolo di documentarista, preservando così visivamente il patrimonio culturale di Roma.

L'impatto di Bartolomeo Pinelli sull'arte e sulla cultura del suo tempo è notevole. Come artista, mette in discussione e ridefinisce la rappresentazione della vita urbana, del folklore e delle tradizioni romane. Attraverso le sue incisioni contribuì alla promozione di un'estetica popolare e quotidiana, lasciando un corpus di opere che funge da testimonianza della società romana del suo tempo. Con l'illustrazione di importanti opere letterarie e storiche, come 'La storia Romana' e 'Meo Patacca', Pinelli permise anche agli scrittori suoi contemporanei di raggiungere un pubblico più vasto grazie al fascino visivo esaltato dalle sue illustrazioni. Il suo stile e i suoi argomenti ispirano diversi artisti e scrittori moderni, in particolare quelli interessati al realismo e alla rappresentazione popolare del mondo. Oggi il suo lavoro è riconosciuto per il suo valore etnografico e storico, rivelando una Roma vibrante, colorata e vivace. Il critico Giulio Carlo Argan lo descrive come un 'incisore famoso ma insopportabile', ma nonostante le critiche, la sua influenza perdura più di due secoli dopo, e la sua opera è frequentemente studiata in contesti accademici dedicati alla storia dell'arte italiana. I pannelli e le stampe di Pinelli continuano ad apparire in mostre dedicate all'arte popolare e romana, testimoniando il suo posto nel pantheon delle arti visive dell'Ottocento.

Nel corso della sua vita Bartolomeo Pinelli partecipò a numerose mostre che contribuirono al suo riconoscimento come artista importante del suo tempo. Nel 1816 fu esposto all'Esposizione dell'Accademia di San Luca a Roma, guadagnandosi elogi per le sue illustrazioni e incisioni. Il suo lavoro è presente anche in contesti più informali, come le fiere d'arte locali dove espone le sue stampe e i suoi acquerelli. Dopo la sua morte furono organizzate mostre commemorative della sua opera, tra cui una grande mostra a Palazzo Braschi nel 1956. Questa mostra vuole rendere omaggio al suo contributo all'arte dell'incisione, sottolineando al contempo l'importanza della sua interpretazione delle tradizioni romane. Anche altre retrospettive, in particolare quella curata da Maurizio Fagiolo nel 1983, sono caratterizzate da una grande attenzione alla sua eredità, presentando le sue opere nel contesto più ampio dell'arte romana e neoclassica. Sebbene la sua popolarità abbia oscillato nel corso dei decenni, l'interesse per le sue incisioni, viste come specchio della società romana di inizio Ottocento, ha permesso che le sue opere rimanessero esposte in musei e collezioni private, consolidando così il suo status di artista essenziale.